Il suono che vorrei
Per me lo stato dell'arte del suono non è nelle misure in cui noise, jitter, chip di conversione, circuitazione. alimentazione, ecc. eccellono.
Lo stato dell'arte è nell'archetipo dell'espressione di suono che si è formato nel tempo nella nostra mente. Uno stato irragiungibile per una
serie di contraddizioni e di valori contrapposti che la nostra emotività per essere soddisfatta esige che debbano coesitere contemporaneamente.
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratterstiche:
- che sia presente ma discreto
- che sia grande ma non troppo invadente
- che il palcoscenico sia ampio in orizzontale e profondo in proporzione
- che i singoli strumenti nella scena sonora abbiano la loro grandezza, il loro peso e la loro precisa localizzazione
- che la massa orchestrale nei fortissimi mantenga sempre la focalizzazione dei piani strumentali
- che gli alti e gli altissimi possano arrivare fino a stridere ma siano anche setosi, dolci e delicati
- che le percussioni abbiano una propria vita emergente in modo distinto dal contesto strumentale
- che i bassi siano profondi immanenti e pronti a chiudersi di colpo senza code e rimbombi
- che le voci mantengano la loro presenza al centro del palco e siano giustamente grandi e naturali senza sibillanti.
- che la dinamica non abbia teoricamente limiti nella velocità di esecuzione ma che di colpo sappia tramutasi in silenzio
- che la tonalità di come il suono si esprime coincida con quello che io già ho formato nella mia mente.
Lo stato dell'arte è nell'archetipo dell'espressione di suono che si è formato nel tempo nella nostra mente. Uno stato irragiungibile per una
serie di contraddizioni e di valori contrapposti che la nostra emotività per essere soddisfatta esige che debbano coesitere contemporaneamente.
Nel mio caso la pretesa è che il suono abbia queste caratterstiche:
- che sia presente ma discreto
- che sia grande ma non troppo invadente
- che il palcoscenico sia ampio in orizzontale e profondo in proporzione
- che i singoli strumenti nella scena sonora abbiano la loro grandezza, il loro peso e la loro precisa localizzazione
- che la massa orchestrale nei fortissimi mantenga sempre la focalizzazione dei piani strumentali
- che gli alti e gli altissimi possano arrivare fino a stridere ma siano anche setosi, dolci e delicati
- che le percussioni abbiano una propria vita emergente in modo distinto dal contesto strumentale
- che i bassi siano profondi immanenti e pronti a chiudersi di colpo senza code e rimbombi
- che le voci mantengano la loro presenza al centro del palco e siano giustamente grandi e naturali senza sibillanti.
- che la dinamica non abbia teoricamente limiti nella velocità di esecuzione ma che di colpo sappia tramutasi in silenzio
- che la tonalità di come il suono si esprime coincida con quello che io già ho formato nella mia mente.
ma questo qui è un scemo vero o lanno inventato per fare odiens?
se è vero questo qui si è bevuto tuttodunfiato tutte le riviste e i forumini dei ultimi 20 anni……...hahhahahahahahahahhaha
Nessun commento:
Posta un commento