https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/30/bangladesh-strage-di-lavoratori-tessili-e-foto-incastrano-benetton/578789/
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/abiti-puliti-in-europa-dell-est-stipendi-da-fame-per-chi-produce-per-i-grandi-marchi-dell-abboigliamento
Nell’aprile 2013 si scoprì che i suoi capi di vestiario si producono anche in Bangladesh dove il lavoro minorile è endemico e gli adulti guadagnano fra il sì e il no 40 euro al mese, straordinari inclusi. Lo scoprirono i fotografi della France Press mentre si aggiravano fra le macerie del Rana Plaza, la fabbrica di Dacca crollata nell’aprile 2013 che procurò la morte a più di 1100 lavoratori e lavoratrici. Fra gli indumenti che affioravano dalle rovine ne comparvero anche di targati Benetton, che dopo un primo goffo tentativo di smentita, fu costretta ad ammettere il suo coinvolgimento con un fornitore che produceva nell’edificio.
Fondazione Benetton che col suo impegno a favore della cultura prova a distrarre il grande pubblico dalle sue strategie produttive orientate a fare profitto sulla riduzione del costo del lavoro. Che poi significa appalto della produzione a chi fa il prezzo più basso. Non rimanendo nel Veneto, terra dei Benetton, ma spaziando nel mare aperto della globalizzazione: Tunisia, Turchia, Europa dell’Est e naturalmente Asia.

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